Come ti riciclo il blog – How to recycle the blog ;-)

Fiuuuu… Il trasloco (quello verso il nuovo blog, pinkcoffee.splinder.com) volge al termine. Più lungo e faticoso del previsto, ok. Ma ci siamo quasi. Fra pochi giorni avrò trasferito tutti i vecchi link e contatti – e ho notato con molto piacere che molti dei vecchi visitatori continuano a seguirmi! Dopo le vacanze provvederò anche all’"arredamento"…

Ma la domanda cruciale è: che ne sarà di questo blog? Certo, la nuova piattaforma  permette un sacco di manovre che qui mi sono precluse. Ed è anche più agile, bisogna ammetterlo. Però PinkCoffee – version 1.0 è pur sempre il primo! Non lo si può uccidere così, su due piedi…

Ebbene. Ci ho pensato un po’. E alla fine ho deciso. Circa un mese fa ho abbandonato MSN Spaces a causa di alcuni difettucci che tutti conosciamo. Ora però lo riciclo, approfittando invece dei suoi pregi (una questione, come dire… beceramente "quantitativa". Ma chissenefrega!).

L’esperimento è semplice. PinkCoffee è piaciuto a molte persone, qui in Italia. Perchè non dovrebbe piacere anche all’estero? E quindi questo blog rimarrà assolutamente attivo. Ma, a partire dal prossimo post, avrà un profilo più cosmopolita, e sarà scritto in inglese!

… e vediamo cosa succederà

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Coming soon, on this website, the English version of PinkCoffee. In tip of feet… because of heels! The Italian version of this blog has moved away. And, from next post, this one is going to be international…

So… I hope to meet you here, wherever you live

Gisella

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Armi & Bagagli

Ho già sparso la voce qua e là. Ma dò ugualmente l’annuncio ufficiale: sto lentamente migrando verso nuovi lidi. Ammetto che un po’ mi spiace, è vero… ma credo che passare a una piattaforma più funzionale e completa sia, tutto sommato, una buona scelta!
 
 
Nel frattempo, mentre finisco di sistemare i dettagli del nuovo spazio (il primo post è già stato pubblicato!), approfitto per festeggiare… il compleanno del caro vecchio blog! (Applausi, please!) 
 
 
Sarebbe una bella occasione per andare a ripescare tra la rumenta degli scorsi mesi. E, in effetti, è proprio quello che ho fatto in questi giorni  … Ma non c’è problema: PinkCoffee versione 1.0 rimarrà aperto, per ora. Anche se io continuerò a scrivere altrove!
 
 
Ricordatevi di aggiornare l’indirizzo nei vostri elenchi di contatti. E, sopratutto, non vi dimenticate di me! Il nuovo indirizzo è:
 
 
A presto, allora!
Gisella
Pubblicato in Info & News | 10 commenti

“Zebre” si nasce…

Ora. Non è che voglio fare quella che ripete sempre le stesse cose. Che le minestre riscaldate non piacciono a nessuno. Il fatto è che l’ho vista di nuovo. La "zebra", intendo. Quella che ha dato origine al mito, al tormentone e a tutto il resto.
 
 
Ero di nuovo a una cena pseudomondana. Di questi tempi le cene pseudomondane si sprecano, a quanto pare. Ero ormai arrivata al dolce, quando mi sono accorta della sua presenza. Non poteva assolutamente fare a meno di zampettare da un capo all’altro della sala. Seguita dal plastico fidanzato cavalier servente. 
 
 
Vestita esattamente come la volta precedente. Con la stessa maglia animalier, lo stesso pantalone, le stesse scarpe. E perfino la stessa anitpatica borsetta. (Ma non era sconveniente andare alle cene pseudomondane abbigliate sempre allo stesso modo? Mah, se non lo sa lei…)
 
 
Purtroppo non era seduta al mio tavolo. Non avete idea di quanto mi sarebbe piaciuto origliare di nuovo i suoi discorsi! 
 
 
Tale idilliaco incontro mi ha riportato alla mente alcune vicende della mia infanzia. Di quelle che – come il buon vecchio Freud teorizzò a suo tempo – una volta cresciuti, si rimuovono. Di quelle che restano lì, sepolte nelle pieghe dell’inconscio, per decenni. E poi, all’improvviso, tac. Rispuntano, non si sa bene come.
 
 
La mia prima vera nemica. Quella delle elementari. Ecco. E io, illusa, che credevo di essermene sbarazzata per sempre! La chiamerò Titty. Non per motivi di privacy, ci mancherebbe altro. Solo perchè pronunciare il suo vero nome mi provoca effetti inconsulti.
 
 
Al terzo giorno della prima elementare l’avevo già inquadrata. Ero una mostriciattola tappa di un metro e dieci, ma il mio scanner naturale era già moooolto sviluppato. L’istinto di sopravvivenza è l’istinto di sopravvivenza. Anche (e soprattutto!) a sei anni. 
 
 
Titty era altissima (io… ehm, lasciamo stare!). Titty era sempre abbronzata (io, invece, sono sempre stata la classica mozzarella nordica). Titty era velocissima (io ci mettevo mezz’ora anche per divorare il Kinder quotidiano). Titty prendeva sempre 10 (specialmente quando io prendevo 9 e tre quarti). Titty giocava a palla prigioniera meglio dei maschi (io, semplicemente, avrei abolito qualsiasi gioco dove ci fosse una palla).
 
 
… e avrei dovuto stare lì, buona & tranquilla?!?!? Ma neanche per sogno! Per fortuna eravamo entrambe troppo giovani per rubarci i fidanzati a vicenda. Però, la tentazione di spremere "casualmente" un tubetto di tempera marrone a 2 millimetri dalla sua manica… immaginate che soddisfazione!
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Post Scriptum

In temporanea mancanza di nuovi post, avviso i gentili lettori che una mia segnalazione è stata pubblicata sul celeberrimo blog delle Malvestite: leggete qui!
 
In più, la novità. Sto collaborando con un simpatico magazine online, www.telegiornaliste.com. Il primo articolo (very cultural) che ho scritto per loro lo trovate qui… 
 
Buona settimana a tutti!
Gisella
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La fiera del surreale

Confesso che, in questo momento, aggiornare il blog dovrebbe essere l’ultima delle mie priorità. Con il chapter one della tesi da terminare inderogabilmente per venerdì, gli articoli da "cucinare" e un copione teatrale da ristudiare per la trecentesima volta (eh sì… mi sia concesso almeno questo svago!). Tutto lì. In sospeso. Sulla mia testa. Come il supplizio di Tantalo.
 
 
Però non posso fare a meno di ragguagliare tutti sugli ultimi, improbabili – nonchè MIEI – fatti. Cinque minuti. Poi torno ai miei paper accademici (perdonatemi, please, se latito in questi giorni… avrò tempo per rimediare dopo).
 
 
Scenario 1
La famigerata sindrome del pubblicitario
 
Parlare con il mio boy è assolutamente piacevole. Davvero. Anche se, a volte, a sentire i nostri discorsi, si potrebbe pensare che siamo appena usciti da un film di Tarantino. Io ho la deformazione professionale della giornalista. Lui quella del pubblicitario. Io estrapolo titoli da scoop su ogni inezia dal boy pronunciata. Lui, invece, crede che io sia una miniera di ispirazione per nuovi & adorabili slogan pubblicitari.
 
Durante l’ultima telefonata, ho esternato la mia ineffabile teoria. "E’ che tu hai la sindrome del pubblicitario. Ogni volta che proferisco parola, parti in quarta. ‘Ehi! Ma questa è buona per uno spot! Geniale! Aspetta che me lo segno sulla carta igienica…’". Ok. No comment. E’ che siamo fatti un po’ così.
 
 
Scenario 2
Questioni da Dott. Ing.
 
Come dice mio papà, fare l’ingegnere, talora, può avere perfino dei risvolti interessanti.
 
Infatti. Basta considerare la sua ultima sfida professionale. Deve far stare in piedi un pilastro portante con un incavo (tipo groviera, per intenderci) ad altezza uomo. E sapete perchè? Perchè, vicino a quel pilastro, il cliente deve metterci una macchina industriale. E l’operaio che manovra quella macchina ha la pancia da birra. Sporgente, proprio così. Quindi serve un "buco" per far passare la massa addominale di quel cristiano. E’ la verità. Giuro su quell’infame del mio gatto. 
 
 
Scenario 3
Abbiamo un ospite a Torino
 
Premetto che l’individuo è conosciuto perfino nel mezzo dell’Africa Nera. Gli ultimi volontari che sono stati in Tanzania sono stati accolti con la seguente domanda: "E dite. Come sta Berlusconi? Muahahahah!!!!". Che dire… ce lo invidiano proprio tutti!
 
Ebbene. Oggi EGLI è qui. Si vocifera che farà una salubre passeggiata "antiChaimparino" per le vie di Turìn. Dopo il comizio. Cose che accadono solo in campagna elettorale, nèèèè! 
 
(Occhio ai pomodori, Berlusca!)
 

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Lo scheletro nell’armadietto

E’ perfettamente inutile illudersi. Le persone non sono discrete. La selezione naturale – come insegna il buon Darwin – alla fine, ha dato ragione alla specie dei curiosi. Perciò rassegnamoci. Anche perchè, in fin dei conti, siamo tutti dannatamente uguali. Ficcanaso cronici, nalla migliore delle ipotesi.
 
 
E alzi la mano chi non si è mai lasciato coinvolgere da un gossip indiscreto. Indipendentemente dal fatto che riguardasse un qualche "vipparolo" di varia provenienza o quella sottospecie di Paris Hilton dei poveri che vive nell’appartamento a fianco. E si faccia avanti chi è sicuro – ma proprio sicuro! – di non essersi mai impicciato di qualche amenità che esulasse del tutto dalle proprie competenze.
 
 
Che poi, diciamoci la verità. Non è che l’indiscrezione si presenta sempre e comunque sotto forma di portinaia o di paparazzo. Anzi. Quelle sono le categorie più innocue. Ci metto la mano sul fuoco.
 
 
La verità è che il curioso D.O.C. non è quello che si fa notare per la sua invadenza. No. La minaccia alla privacy più insidiosa viene dal quotidiano. La più abile spia potrebbe essere proprio la vecchia zia che è passata a trovarti a Natale. O la fidanzata zebra del tuo migliore amico. O il nuovo commesso figo del supermercato.
 
 
Un esempio. Avete presente "Come farsi lasciare in 10 giorni"? C’è una scena in cui viene smascherata una delle piccole manie in cui tutti, presto o tardi, inesorabilmente cadiamo. Nella sequenza incriminata, vediamo Kate Hudson che entra per la prima volta nel bagno del nuovo & ignaro boy. E cosa fa, tanto per cominciare? Che domande… apre il mobiletto vicino al lavandino (e ci fruga dentro, of course)!  
 
 
Ed eccoci quindi alla questione cruciale. Ma quante cose interessanti si possono trovare negli armadietti dei bagni altrui? (Non voglio, e ripeto, NON VOGLIO leggere commenti pseudo-scandalizzati, del tipo: "Noooo! Ma io sono una persona perbene… non guardo nei cassetti altrui!" Quando si tratta di ‘dare un’occhiata’ per caso, non esistono persone perbene).
 
 
Ed è qui che sfido tutti a confessare. Perchè è ovvio. Nel bagno, solitamente, ci si entra da soli. E si chiude la porta a doppia mandata. Chi può controllare i nostri movimenti, in questi idilliaci momenti? Nessuno, grazie al cielo. Neanche il padrone di casa. E, quando il suddetto padrone di casa ha il lavandino circondato da innumerevoli & ordinatissimi armadietti… beh, la tentazione di vedere cosa c’è dentro si fa sentire. Almeno un po’.
 
 
Ci sono bagni che predispongono particolarmente a operazioni di spionaggio più o meno approfondite. E la colpa è del proprietario, non certo del visitatore curioso. 
 
 
Il mio armadietto preferito, ad esempio, è quello del bagno di un mio amico. Per la precisione, quello dove sua madre tiene creme, profumi & prodottini vari. E il motivo è semplice. Quella donna non ha MAI un pelo fuori posto. MAI una doppia punta ribelle. MAI un foruncolo improvviso. MAI una ruga. E io sono convinta che il segreto di cotanta perfezione sia nascosto nell’armadietto del bagno. E allora DEVO frugare. E’ più forte di me. Ecco tutto.
 
 
Ovviamente, ci sono moltissimi altri armadietti interessanti. Come quello di mia zia. Mia zia usa delle acque di Colonia che non si trovano più da almeno vent’anni. Però lei le comprerà ben da qualche parte! Vorrei tanto sapere dove… 
 
 
E poi, ricordo gli armadietti di quel pupazzo del mio ex. Erano pieni di Cleenex. Ne aveva sempre due scatole iniziate, tre di riserva e altre sei o sette immagazzinate nel ripiano più in alto. Sono passati un bel po’ di anni dall’ultima volta che ho messo piede in quel bagno. Eppure ogni tanto mi balena in testa la domanda cruciale. Ma che cavolo ci fa, con tutti quei Cleenex? Li alleva?
 
 
Quella Bridget Jones della mia amica, invece, colleziona bagnoschiuma di Sephora. Possibilmente al cioccolato o alla papaya. Poi, nel 90% dei casi non li usa. Perchè danno un odore strano, dice lei. In compenso, il suo armadietto del bagno è fantastico. Il paese dei balocchi. Giuro. 
 
 
Mia cugina (una delle tante…) non ha nessun mobiletto. O meglio. Ce l’ha, ma non lo usa. Tiene tutti i trucchi in un portamatite traballante, vicino al lavandino. Quando vado a trovarla, passo delle mezz’ore in bagno. E’ che, cercando di fare una stima delle sue ultime spesucce in profumeria… perdo la nozione del tempo!
 
 
La più particolare, però, è la toilette della redazione del giornale in cui scrivo. In cui non c’è nessun armadietto, in realtà. Però c’è un’enorme quanto inutile vasca da bagno. E, fino a prova contraria, nessuno usa la vasca da bagno in orario d’ufficio. Una volta sono passata di lì per raccattare dei numeri arretrati che mi servivano. E la segretaria mi ha gentilmente spedita alla toilette, dicendomi di cercare nello scaffale lungo la parete. Scaffale?!?! Non mi ricordavo di uno scaffale lungo la parete della toilette della redazione… e infatti. Lo scaffale c’era. Un bell’Ikea nuovo di zecca. Montato DENTRO l’enorme quanto inutile vasca da bagno. Con tutto l’archivio dei numeri arretrati, in perfetto ordine!
 
 
… quando si dice che uno ha il famigerato scheletro nell’armadietto! 
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Come essere sicura di restare zitella

Non è umanamente possibile. Una girl di buona famiglia turinèisa non può neanche più andare a mangiare una crèpe in santa pace. Senza che giunga la solita zebra a rovinarle l’idilliaco momento. Cercando di soffiarle il lì presente fidanzato. Tanto per fare un esempio.

Ora. Non voglio passare per quella che non sono. Cioè per una gelosa patologica (nonsonogelosanonsonogelosaaa!).
Però. Tutti sanno che riesco sempre a trovare una nemica. Ovunque. Se
poi la prima squinzia che passa si mette anche a lumacheggiare col MIO boy. Al MIO cospetto, per giunta. Beh, allora la sua brava Denominazione-di-Origine-Controllata™ se la merita proprio tutta. Zebra D.O.C.. Con zoccoli, strisce & tutto il resto!

Sanissimo week-end al mare.
Peraltro ampiamente disapprovato dal mio capo (Che è il primo di
maggio. E che il primo di maggio si lavora. Eccheccavolo!). A un certo
punto, decido che mi è venuta fame. Di crèpe alla Nutella. Per essere precisa.

Conscio della metamorfosi che il mio carattere subisce quando decido che HO FAME, il boy si convince che è cosa iusta et pia
procurare immediatamente del cibo. Perchè sarà anche vero che le mie
abitudini alimentari sono alquanto particolari. Ma è anche assodato
che, sulle mie abitudini alimentari, non si discute. Punto.

Poco dopo. Comodamente seduta al mio tavolino, sono impegnatissima ad addentare l’abbontante & burroso cibo. Il boy,
nel frattempo, disegna l’Incredibile Hulk su una tovaglietta di carta.
E’ infatti sua abitudine omaggiare di un disegno-fumetto tutti i
ristoratori che riescono a farmi stare zitta. Per qualche minuto,
almeno.

Improvvisamente, un fastidioso ronzìo. Che si trasforma presto in una specie di discorso.

"NON CAPISCO PERCHE’, MA CON GLI UOMINI E’ SEMPRE LA STESSA STORIAAA!"

(Certo, fanciulla del tavolo dietro. Ti
abbiamo sentita forte & chiaro – soprattutto "forte". Tutto il
locale ti ha sentita.)

"COSACOSACOSAAAA?"

(Ok. Ora abbiamo percepito anche la presenza delle tue amichette. E non è divertente.)

"MASSI’! CHE TUTTE LE VOLTE CHE MI PIACE UNO, E FINALMENTE – DOPO MESI – A VOLTE MI SALUTA PERFINO…"

(Ora ti abbiamo anche vista in faccia. E abbiamo capito un sacco di cose. Ripeto. Un sacco.)

"SISISI’, DAI, RACCONTAAAA!!!"

(Passatemi una ciabatta, please. Che devo sopprimere le amichette.)

"BEH… VA SEMPRE A FINIRE CHE LUI SI SPOSA UN’ALTRA. E IMPROVVISAMENTE SMETTE DI SALUTARMIIII!!!"

(Ma và?!?! Muahahahah!!!!!)

"MA NOOO! MA DAIIII!!!!"

(Cielo. Le amichette. Ancora loro. Dov’è l’interruttore, così le spengo?)

"E’ CHE SONO PROPRIO INFAMI, GLI UOMINI…"

(Se lo dici tu… per carità!)

Io alzo gli occhi dalla crèpe. Il boy
alza gli occhi dall’Incredibile Hulk. Ci guardiamo. Emettiamo una
specie di sghignazzo. E decidiamo che è ora di andare a saldare il
conto.

Il boy paga la sua parte, e
consegna al simpatico ristoratore l’Incredibile Hulk. Il ristoratore,
tutto felice, gli chiede di segnare a lato l’indirizzo del suo blog. Il boy prende una penna. Si appoggia su un tavolino. E si appresta a scrivere.

Io mi metto a frugare in borsa. Trovo il portafoglio e tiro fuori un po’ di euro. Ma appena mi volto….

TRADIMENTO!

La tizia orrida del tavolo dietro, in compagnia delle sue tre amichette, sta assediando il MIO boy! (Per la serie. "Uaoooo! L’Incredibile Hulk! Ma cosa fai, il designer????"). ZEBRE!

Mentre il boy mi lancia inequivocabili occhiate da mayday,
io mi avvicino con la tipica finta faccia giuliva. Ma sbattendo i
tacchi sul pavimento. Improvvisamente, le zebre si accorgono che gli
stiletti possono fare molto male. Le fidanzate incavolate pure. E
sciamano silenziosamente verso la cassa. Mentre io canto vittoria.

Ecco. Credo che adesso tutte abbiano capito esattamente quello che devono fare. Per essere sicure di restare zitelle.
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Chi gozzoviglia, lavoro non trova

DOMANDA ESISTENZIALE
… (o qualcosa del genere) …

 
Sono fuggita a Monaco di Baviera. Senza preavviso. O quasi. Inneggiando alle molteplici risorse low-cost che Internet propone. E ai litroni di birra che presto avrei ingurgitato. E ai cibi ipercalorici. E allo shopping.
 
(Ai biondi tedeschi, no. Non che li sottovaluti. Non sia mai. Diciamo che ero più concentrata sul mio italianissimo boy! )
 
Avevo giusto avvisato la family. E la mia collega, con cui ho condotto per mesi & mesi la lotta per la conquista dell’agognato "tesserino".
 
(In realtà, il mio capo è riuscito a scovarmi lo stesso. Ovviamente. Peccato che opporsi alla timetable degli aerei sarebbe stato troppo. Anche per lui).
 
Seppur conscia del fatto che infoiarsi nel mezzo della Crante Cermania, al fine di gozzovigliare liberamente & lontana da occhi indiscreti, non è il modo migliore per trovare – finalmente! – un lavoro degno di questo nome. Seppur conscia del fatto che, talvolta, qualche giornale cerca PERFINO dei nuovi collaboratori.
 
(Ma anche consapevole di una profonda verità. Perchè una cosa è certa. A nessun redattore capo sano di mente verrebbe mai la malsana idea di cercare i suddetti candidati tra i tavoli dell’Hofbrauhaus).
 
E sia. Sono riuscita a mettere da parte, per qualche giorno, la mia indole ostinatamente stakanovista. E non ho neanche avuto bisogno di un life coach esperto di training autogeno. Nè di autosegregarmi in una qualche stazione termale lontano da tutti e da tutto.
 
(I megapiatti di wurstel & crauti sono moooolto più rilassanti dei fanghetti e del cibo macrobiotico. Checchè se ne dica).
 
Il mio problema è che, quando viaggio, comincio a subire dei lenti processi di metamorfosi (e chi ha letto il resoconto del mio viaggio in Africa, lo sa). Fino ad autoassimilarmi completamente con la popolazione del luogo in cui vado. Poi torno a Torino, e questi piccoli effetti collaterali scompaiono in poche ore. Ma nel frattempo…
 
(Ok. Lo ammetto. I panni della contadinozza bavarese mi donavano molto. Per l’occasione, avevo anche messo su un paio di chili!) 
 
Ed ora. Dopo aver degnamente santificato la Pasqua. Rieccomi qui, alla tastiera del computer. Sperando che i criceti Frankestein, laggiù nel processore, non mi abbandonino proprio ora. Navigo su Internet. Un po’ studio. Ma solo un po’. Poi stacco. E vado a lavare i piatti. A fare la spesa. A dare da mangiare al gatto. Rispondo alle telefonate del capo. O le dribblo, se sono all’happy hour.
 
(In parole povere. La Lynette Scavo "de’ noantri" è tornata. Un po’ più in carriera e un po’ meno in famiglia. Almeno, questo è quello che si auspica).
 
Ma la domanda cruciale è una & una sola. Non è che, mentre mi crogiolavo tranquillamente nella lifestyle "made in Germany", tutti i posti liberi da giornalista freelance sono stati occupati? 
 
 
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Giornalista… finalmente!

Ok. Anche l’orrida incombenza elettorale è stata portata a termine. Speriamo di non aver causato troppi danni. E con questo, chiudo l’argomento.
 
 
E ne apro uno molto più gradevole. Perchè non mi sono mai sentita tanto produttiva quanto in questi ultimi giorni. E devo ammettere che… sì. E’ proprio una bella sensazione! L’altra mattina, a quanto pare, sfoggiavo una faccia veramente soddisfatta. Se ne è accorto perfino quello yeti del mio vicino di casa. Ha salutato senza grugnire. Sta facendo progressi. Non c’è che dire!
 
(Confesso che vorrei tanto sapere per chi ha votato. Il mio vicino di casa. Ma questa è un’altra storia!).
 
In realtà credo che dietro a questa improvvisa & immotivata (e assolutamente momentanea, suppongo) metamorfosi di costui ci sia una sottile ragione. E cioè, il fatto che io – stranamente – sia stata tranquilla, buona e silenziosa per almeno dieci giorni.
 
 
Ora. Lui, probabilmente, crede di aver vinto. Di essere riuscito a impedirmi di rompergli le cossidette. Ovviamente si sbaglia.
 
 
E’ solo che stavo studiando. Meglio tardi che mai. Ho passato un bel po’ di ore (giorno, notte, feriali, festivi, eccetera) attaccata al PC. Quello coi criceti Frankestein, per la precisione. Alla fine avevo gli occhi che si incrociavano. Però leggevo il codice Matrix meglio di Neo. Il boy può testimoniare. Lui mi parlava in italiano, e io rispondevo in binario.
 
(Ok. Ero veramente odiosa. Ne sono consapevole, questo è l’importante).
 
In any case. Il mio studio matto & disperatissimo ha dato i suoi frutti. HO DATO L’ULTIMO ESAME ALL’UNIVERSITA’. Un’esperienza veramente catartica! Sono perfino uscita dall’aula saltellando. Seguita dallo sguardo esterrefatto dell’ignaro prof.
 
 
Ma la mia mattinata era appena iniziata. Il bello doveva ancora venire. Infatti, mezz’ora più tardi, ero nella segreteria  dell’Ordine dei Giornalisti. Dove, lottando strenuamente contro la burocrazia e i relativi annessi & connessi, sono finalmente riuscita a chiudere alcune pratiche di vitale importanza. Quelle fantomatiche iniziate prima di Natale. Quelle che mi avevano condotta al cospetto del "supergiornalista" con la suoneria degli usignoli. 
 
 
Il felice epilogo della vicenda è che, finalmente, hanno accettato la mia domanda di iscrizione all’Albo. Con tanto di lettera di congratulazioni e tutto il resto. E ORA SONO GIORNALISTA PER DAVVERO! Perfino quasi contenta di andare a rimpinguare le file del già ampio mondo del precariato lavorativo. C’è del paradossale in tutto ciò. Ma tant’è.
 
(Per la serie. Mi godo il mio bravo tesserino. Per il momento. Fino a quando non deciderò di inviare qualche curriculum in giro).
 
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L’altra faccia della medaglia è che venerdì pomeriggio ero stremata. Non so se rendo l’idea.
 
 
Così ho fatto un salto in libreria. Trovo che lo shopping "librario" sia rilassante. La verità è che è l’unico che non risveglia i sensi di colpa causati dal caro euro. Chè, alla fine, i soldi li ho spesi in cultura. Mica pizza & fichi, nèèè!
 
 
Per l’appunto. Ho passato mezz’ora a valutare se comprare "Il ritratto di Dorian Grey" o il becero libro della Geppy Cucciari di Zelig. Alla fine ho optato per il secondo.
 
 
Come dire. Viva la cultura!
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Succede in questo momento…

… per la serie: "I posti più strani in cui fare "outing". 

… e io mi domando e chiedo. Ma perché certe situazioni piovono sempre in testa alla sottoscritta? Sono a teatro. Di fianco a me, un tizio sta facendo "outing". Cecchipaonianamente parlando. A voce alta. Immaginate la scena. Surreale.

 

(messaggio inviato via mail, in tempo reale)

 

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Ulteriore commento del giorno dopo

Nulla in contrario, ovviamente. Immaginate solo la scena. La sottoscritta placidamente seduta sulla sua sacrosanta sedia. Con un sacrosanto comunicato stampa sotto gli occhi.
 
 
(Faccio finta di lavorare, in realtà è il sonno che incombe).
 
 
A un certo punto, vengo risvegliata da questa voce a volume da megafono. Che proviene dalla sedia di fianco alla mia. Il tizio sta parlando col suo boy, anche lui lì nei pressi. "… e quando dissi alla signora che sono gay, bla bla bla bla!".
 
 
(Notare che il tizio ciaccolava ininterrottamente da ORE, a proposito degli argomenti più improbabili).
 
 
Tutto il teatro (circa 400 piemontèis "vecchia maniera") si gira con aria esterrefatta. Quando alzo la testa, mi trovo davanti a 400 paia di occhi puntati nella mia direzione. URGH!
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